Nespoli UGL Ferrovie, il Sud è ancora il grande assente
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Un altro schiaffo al Mezzogiorno: l’aggiornamento del contratto di programma 2012-2016 tra il Governo e Rfi prevede 8.971 milioni di euro. Soltanto 474 destinati al Meridione. Numeri che finiscono al centro di un Focus del Mattino. Il segretario nazionale dell’Ugl Trasporti-Attività Ferroviarie, Umberto Nespoli: “Dobbiamo constatare ancora una volta, come già fatto in passato, che l’Esecutivo è insensibile al tema della ripresa”
Cifre che parlano chiaro: 6.6625 milioni di euro assegnati al Centro-Nord contro 474 destinati al Mezzogiorno.
I numeri che caratterizzano l’aggiornamento del contratto di programma 2012-2016 tra Reti Ferroviarie Italiane e il Governo, riportati oggi in un’inchiesta del Mattino (Leggi articolo) lanciano un messaggio inequivocabile: degli 8.971 milioni stanziati, poco più di 400 sono destinati alle reti ferroviarie meridionali. Si tratta di un vero e proprio schiaffo a un territorio che ha un disperato bisogno di collegamenti per non allontanarsi dal resto dell’Italia e dell’Europa.
In parole povere: il Sud continua a essere il grande assente delle politiche del governo Renzi e quest’ennesima esclusione del Meridione da un piano di rilancio ferroviario ne è la plateale dimostrazione.
Viene da chiedersi che ne è del tanto sbandierato Masterplan per il Sud se il Meridione è ancora una volta trattato come un luogo di serie B proprio nella sede del rinnovo del contratto di programma per le Ferrovie, un nodo cruciale per la ripresa del territorio. Sembra che non ci sia la volontà benché minima di ridurre il gap infrastrutturale tra Nord e Sud, al contrario l’intenzione è quella di alimentarlo ulteriormente.
Con il ciclo di convegni “Sudact-Nove proposte del Mezzogiorno” l’Ugl ha già denunciato con chiarezza l’urgenza di provvedere alla pianificazione e allo sblocco di adeguati investimenti e progetti riguardanti le infrastrutture, senza le quali il Sud è destinato a restare in una situazione di declino inesorabile e arretratezza: i costi in termini di competitività per le aziende che operano nel Mezzogiorno sono altissimi, così come il prezzo relativo alla qualità dei servizi che devono pagare cittadini e turisti.
Affrontando il capitolo del traffico merci, vediamo ancora una volta come il Meridione sia penalizzato: “gli ‘interventi prioritari’ citati nei documenti di Rete ferroviaria italiana – si legge sull’inchiesta del Mattino – riguardano i porti di Trieste nell’Adriatico e di Genova nel mar Ligure, cui si aggiunge l’‘eliminazione di interferenze con le linee ferroviarie che arrivano allo scalo portuale di Ravenna’. Nulla è previsto, almeno esplicitamente, per Gioia Tauro (dove pure sono quintuplicate le partenze di treni merci), per Napoli, per Taranto, ovvero i porti meglio posizionati sulla linea Gibilterra-Suez”.
Il segretario nazionale dell’Ugl Trasporti-Attività Ferroviarie, Umberto Nespoli, esprime la propria preoccupazione in merito al contratto di programma con Rfi: “Il Sud ha la capacità e la voglia di riscatto per diventare un ponte tra il Nord Africa e il Centro Europa, ma dobbiamo costatare ancora una volta, come già fatto in passato, che l’Esecutivo è insensibile al tema della ripresa del Mezzogiorno”.
“Le risorse – spiega il sindacalista – sono state principalmente stanziate per il rilancio dei nodi ferroviari nelle grandi aree metropolitane del Centro-Nord. Il Sud si allontanerà quindi sempre di più dal resto d’Italia, senza che ci sia quell’inversione di rotta che da tempo auspichiamo. Ribadiamo che se non si ridurrà il gap infrastrutturale tra quelle che sembrano ‘due Italie’, non sarà possibile assistere al rilancio industriale così indispensabile al nostro Paese”.
Nespoli individua un’ulteriore priorità nel potenziamento della sinergia tra ferrovie e porti: “un’intensificazione delle partnership con le autorità portuali di Taranto e di Gioia Tauro e anche con gli operatori internazionali, insieme alla creazione di aree di ‘sburocratizzazione’ delle pratiche doganali, rappresenterebbero incredibili opportunità per il rilancio economico e occupazionale del Meridione e del sistema Paese nel suo complesso”.
Cifre che parlano chiaro: 6.6625 milioni di euro assegnati al Centro-Nord contro 474 destinati al Mezzogiorno.
I numeri che caratterizzano l’aggiornamento del contratto di programma 2012-2016 tra Reti Ferroviarie Italiane e il Governo, riportati oggi in un’inchiesta del Mattino (Leggi articolo) lanciano un messaggio inequivocabile: degli 8.971 milioni stanziati, poco più di 400 sono destinati alle reti ferroviarie meridionali. Si tratta di un vero e proprio schiaffo a un territorio che ha un disperato bisogno di collegamenti per non allontanarsi dal resto dell’Italia e dell’Europa.
In parole povere: il Sud continua a essere il grande assente delle politiche del governo Renzi e quest’ennesima esclusione del Meridione da un piano di rilancio ferroviario ne è la plateale dimostrazione.
Viene da chiedersi che ne è del tanto sbandierato Masterplan per il Sud se il Meridione è ancora una volta trattato come un luogo di serie B proprio nella sede del rinnovo del contratto di programma per le Ferrovie, un nodo cruciale per la ripresa del territorio. Sembra che non ci sia la volontà benché minima di ridurre il gap infrastrutturale tra Nord e Sud, al contrario l’intenzione è quella di alimentarlo ulteriormente.
Con il ciclo di convegni “Sudact-Nove proposte del Mezzogiorno” l’Ugl ha già denunciato con chiarezza l’urgenza di provvedere alla pianificazione e allo sblocco di adeguati investimenti e progetti riguardanti le infrastrutture, senza le quali il Sud è destinato a restare in una situazione di declino inesorabile e arretratezza: i costi in termini di competitività per le aziende che operano nel Mezzogiorno sono altissimi, così come il prezzo relativo alla qualità dei servizi che devono pagare cittadini e turisti.
Affrontando il capitolo del traffico merci, vediamo ancora una volta come il Meridione sia penalizzato: “gli ‘interventi prioritari’ citati nei documenti di Rete ferroviaria italiana – si legge sull’inchiesta del Mattino – riguardano i porti di Trieste nell’Adriatico e di Genova nel mar Ligure, cui si aggiunge l’‘eliminazione di interferenze con le linee ferroviarie che arrivano allo scalo portuale di Ravenna’. Nulla è previsto, almeno esplicitamente, per Gioia Tauro (dove pure sono quintuplicate le partenze di treni merci), per Napoli, per Taranto, ovvero i porti meglio posizionati sulla linea Gibilterra-Suez”.
Il segretario nazionale dell’Ugl Trasporti-Attività Ferroviarie, Umberto Nespoli, esprime la propria preoccupazione in merito al contratto di programma con Rfi: “Il Sud ha la capacità e la voglia di riscatto per diventare un ponte tra il Nord Africa e il Centro Europa, ma dobbiamo costatare ancora una volta, come già fatto in passato, che l’Esecutivo è insensibile al tema della ripresa del Mezzogiorno”.
“Le risorse – spiega il sindacalista – sono state principalmente stanziate per il rilancio dei nodi ferroviari nelle grandi aree metropolitane del Centro-Nord. Il Sud si allontanerà quindi sempre di più dal resto d’Italia, senza che ci sia quell’inversione di rotta che da tempo auspichiamo. Ribadiamo che se non si ridurrà il gap infrastrutturale tra quelle che sembrano ‘due Italie’, non sarà possibile assistere al rilancio industriale così indispensabile al nostro Paese”.
Nespoli individua un’ulteriore priorità nel potenziamento della sinergia tra ferrovie e porti: “un’intensificazione delle partnership con le autorità portuali di Taranto e di Gioia Tauro e anche con gli operatori internazionali, insieme alla creazione di aree di ‘sburocratizzazione’ delle pratiche doganali, rappresenterebbero incredibili opportunità per il rilancio economico e occupazionale del Meridione e del sistema Paese nel suo complesso”.
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